La chemioterapia









La chemioterapia


Questa è decisamente una pagina nera: una pagina nera della medicina, una pagina nera della nostra società, una pagina nera per tutta l’umanità.

La chemioterapia viene praticata da decenni; in questo arco di tempo, i procedimenti sono stati perfezionati, i risultati purtroppo no, non è nemmeno possibile “abbellirli”.
Il concetto di citostatica (stasi della cellula, ovvero il “divieto” di citogenesi, la formazione di nuove cellule) dice già tutto: con questi preparati impediamo la formazione di nuove cellule! Ovviamente, andiamo a colpire soprattutto le cellule tumorali che si rinnovano rapidamente, ma anche tutte le altre cellule.

A questo proposito, non dobbiamo dimenticare che non sopravviviamo solamente attraverso il rinnovamento. L'immagine quasi uguale che vediamo ogni mattina allo specchio inganna. Ricordatevi: ogni 28 giorni, tutta la nostra pelle si rinnova, la mucosa gastrica può formarsi in un’ora, tutti gli organi si rinnovano continuamente nel loro tessuto. Se arrestiamo questo rinnovamento, vegeteremo come un frutto troppo maturo.
Molti ricercatori hanno detto in pubblico: la chemioterapia non ha ancora fornito la prova di aver curato un solo caso di cancro. Nel 1996, la società oncologica tedesca ha affermato chiaramente, con la presa di posizione nel documento denominato “D60”, che, per determinati tipi di cancro (carcinoma del pancreas), la chemioterapia addirittura riduce il periodo di sopravvivenza dei pazienti! In altri tipi di neoplasie, un miglioramento grazie alla chemioterapia non è dimostrato.

Studi rinomati mostrano che, effettivamente, l’80% dei pazienti sottoposti a chemioterapia non muore a causa del cancro, ma per infiammazioni interne sorte in conseguenza della terapia. Solo il 20% circa muore a causa del proprio tumore! Se poi si riflette un attimo su quali sofferenze devono patire i pazienti sottoposti a questa terapia, si può solo appoggiare Holzhùter, quando scrive: «Se la chemioterapia fosse valutata come tutti gli altri farmaci, dovrebbe essere vietata». Egli parla di “esperimento umano chemioterapia”.

La chemioterapia riduce l’approvvigionamento di ossigeno dell’organismo già indebolito di oltre il 25%, diminuisce in modo massiccio la risposta immunitaria favorendo, quindi, la formazione di metastasi (Brunner, Schmàhl).

Anche un gioco numerico sembra essere interessante in questo contesto: si parte dal presupposto che noi possediamo in media circa 500 miliardi di linfociti (cellule di difesa specializzate); di esse, il 25% sono attivate. In questo modo, il numero di cellule capaci di ricambio si riduce a circa 100 miliardi. Poiché la maggior parte di queste cellule era stata formata per altri scopi di difesa, la nostra forza “militare” contro il cancro è stimata in circa 10 miliardi di cellule.

D’altra parte, sappiamo che 1 grammo di massa tumorale ospita circa 1 miliardo di cellule neoplastiche. Da ciò possiamo vedere che la nostra “polizia” è predisposta soltanto per i primi stadi di tumori minori e non può attaccare tumori pesanti un chilo. L'attacco all’organismo superiore da parte delle proprie cellule non è previsto, in questa forma, dalla natura.
E' evidente che non dovremmo mai indebolire questa risposta immunitaria.