Negli esperimenti clinico terapeutici, il fatto strettamente individuale dell’essere malato viene classificato in un tipo di malattia, e quindi oggettivato in un modello, diventando comprensibile secondo gli strumenti del pensiero analitico-causale.
La realtà viene così simulata per mezzo di modelli, che sono tanto più riduttivi quanto più la realtà è complicata.
Considerando che si agisce sui modelli e non sulla realtà, e che nel modello non si dispone di parametri né per le determinanti biologiche individuali né per la qualità della vita, ciò non dà luogo ad esperienza medica.
Per un limite intrinseco del modello, non solo esso non spiega più la realtà, ma piuttosto contribuisce a nasconderla.
La domanda cui dobbiamo rispondere a questo punto è: perché il paradigma cellulare è stato accolto con tanto successo nella medicina moderna?
Uno dei motivi principali è che esso fu applicato principalmente nelle malattie acute, provocate spesso da microrganismi, i quali possono essere oggettivati come la causa che, una volta rimossa, permette la regressione dei sintomi; questo metodo non è più utile nella situazione attuale, caratterizzata da malattie croniche come i tumori e le malattie cardiovascolari, a genesi multicausale.
Dobbiamo utilizzare inoltre un pensiero di tipo energetico, tenendo conto delle scoperte della fisica moderna (Einstein e De Broglie), che hanno evidenziato come la materia abbia un doppio aspetto, corpuscolo ed onda, con conseguente possibilità di risonanza tra onde, la quale viene utilizzata anche nella terapia con l’apparecchio MORA.
Secondo
Voll e la Sua Scuola, ciascun Punto di Agopuntura, secondo la
resistività misurata con apposito strumento, darebbe informazioni
sempre attendibili sullo stato energetico e funzionale degli organi
ad esso collegati cosicchè, da tali valori, ormai codificati, è
possibile ricavare una diagnosi precisa. Lo stesso Voll aveva
osservato che tale assunto non corrisponde sempre alla realtà
clinica ed alla diagnostica accademica.
Egli
aveva cercato di superare tale difficoltà sostenendo che l’organismo
potrebbe essere paragonato ad una cipolla, con vari strati energetici
sovrapposti, per cui, con l’eliminazione
di
strati patologici sempre più profondi per mezzo della terapia
appropriata, si arriverebbe a curare completamente il paziente.
Tale
assunto è vero in molti casi, ma non in tutti: questi ultimi,
nonostante i molti sforzi, rimangono celati all’investigazione EAV
e, quindi, irrisolti. Alla domanda se i Punti di Misura di Controllo
(PMC) dei Meridiani di mani e piedi forniscono informazioni corrette
sullo stato energetico e funzionale dell’organo correlato, dobbiamo
rispondere: non sempre.I punti tramandati dalla MTC, considerando
entrambe le metà del corpo, sono 669 mentre, aggiungendo quelli
trovati da Voll ed utilizzati in EAV, arrivano a più di 1 ̇000.
Se
si aggiungono gli oltre 1000 punti scoperti e cl assificati
soprattutto da Douglas Leber, si arriva a più di 2 ̇000 punti
disponibili per la diagnostica in EAV. Questo comporta una notevole
difficoltà di studio e di memorizzazione, anche perchè sono
distribuiti su vari testi pubblicati negli ultimi decenni.
Inoltre,
molti punti non sono stati pubblicati, ma soltanto descritti in vari
seminari o sono disponibili solo in programmi digitalizzati appositi.
Con l’EAV, è possibile eseguire una diagnosi energetica completa
senza la necessità di conoscerli tutti.
Nuove
tecniche usate nell’EAV (Elettroagopuntura sec. Voll) utilizza
nuove tecniche di misurazione, che ne ampliano le possibilità
diagnostiche e terapeutiche.
Queste
sono:
1)
Misurazione indiretta di un punto (che sia difficilmente testabile
per la sua particolare localizzazione anatomica) utilizzandone un
altro, posto sul Meridiano correlato col punto da misurare.
2)
Determinazione delle correlazioni energetiche tra i punti.
Per
determinare se un punto provoca un effetto energetico patogeno su un
secondo punto, si stimola il primo col puntale di misurazione e,
subito dopo, si misura il secondo: se, su
quest’ultimo,
osserviamo una Caduta dell’Indice (C.I.) viene confermata la
correlazione tra i due.
3)
Uso di fiale con omeopatici unitari o complessi, denominate “fiale
filtro” o “fiale indicatrici” che rispondono ad una domanda
specifica dal punto di vista diagnostico quando vengono misurate con
l’EAV.
Alcune
di queste fiale possono essere utilizzate anche per la terapia.
4)
Uso delle frequenze non solo dei medicinali omeopatici alle varie
potenze, ma anche degli alimenti, delle sostanze tossiche, dei
fitoterapici, ecc. che possono essere rapidamente utilizzate sia per
eseguire il test diagnostico sia, a volte, per finalità
terapeutiche.
In
questo modo, intrattenendo una sorta di colloquio energetico con
l’organismo, si riesce a giungere ad una diagnosi precisa;
inserendo i risultati trovati in un tutto logicamente concatenato, si
può prescrivere un trattamento efficace, che deriva dalla diagnosi
posta.
Il
test è strutturato in modo tale che ogni punto misurato fornisca una
risposta ad una domanda.