Nessun paziente, se già sottoposto a CH.T, dovrebbe essere sottoposto alla lunga, complessa e impegnativa multiterapia descritta in questo lavoro, poiché l'impiego della CH.T. toglie qualsiasi valenza curativa soprattutto nei confronti della immunoterapia.
Spesso, infatti, la CH.T. viene eseguita anche a domicilio del paziente stesso tramite prescrizioni di pastiglie, capsule o compresse (Alkeran da 5 mg, Endoxan Asta da 50 mg, Lastet capsule da 25, 50, o 100 mg, Leukeran da 5 mg, Linfolysin da 2 mg, Methotrexate da 2,5 mg [nota: di quest'ultimo chemioterapico è consentito l'impiego, secondo Prontuario Farmaceutico Italiano, anche per l'artrite reumatoide dell'adulto], Myleran da 2 mg, Purinethol da 2 mg, Vepesi d da 50 o 100 mg).
In ogni caso, la somministrazione orale di queste pastiglie ha delle gravissime conseguenze, poiché il sistema immunitario a livello gastro-intestinale è il più sviluppato di tutti, dato il carico antigenico a cui l'organismo viene esposto: la superficie cutanea è infatti soltanto di 2 metri quadrati, la superficie polmonare è di 80 metri quadrati, mentre la superficie gastro-intestinale raggiunge i 300 metri quadrati.
Il sistema immunitario gastro-intestinale, essendo estremamente sviluppato, giustifica l'azione di molti fitoterapici dati per via orale allo scopo d'indurre una immuno stimolazione specifica o aspecifica verso particolari antigeni naturali presenti in alcune specie di piante , ma spiega anche la sua estrema vulnerabilità alla stessa CH.T., poichè questa conduce ad una graduale alterazione dei tessuti della mucosa intestinale (soprattutto colon) a causa della morte dei linfociti presenti nei linfonodi mesenterici, nelle Placche di Peyer, nella lamina propria etc.
Questa alterazione determina non solo la graduale alterazione della funzionalità del tessuto linfatico presente sulla mucosa intestinale, ma anche il graduale blocco delle strutture linfo-immunitarie poste a distanza, con loro successivo esaurimento funzionale.
Riassumiamo pertanto:
A) La fitoterapia, essendo basata sostanzialmente sull'immunoterapia, cioè sull'attivazione della cascata immunitaria dei linfociti, non dovrebbe essere eseguita in pazienti in trattamento con chemioterapia, o che abbiano eseguito in precedenza la stessa chemioterapia, causa il probabile insuccesso terapeutico.
B) Qualsiasi medico responsabile di trattamenti immunoterapici NON può assumersi la responsabilità di seguire pazienti in trattamento con chemioterapia, o comunque con terapie debilitanti le difese immunitarie come la radioterapia a medio-grande campo, o l'impiego protratto di cortisonici. E' però ammessa la libertà di eseguire comunque tentativi d'immunoterapia da parte del medico, per ragioni umanitarie, premessa la non certezza di condurre a guarigione il paziente causa i pesanti danni subiti delle precedenti sedute di chemioterapia.